martedì 21 luglio 2009

La ricerca rievoca la tradizione, la memoria, il dinamismo come il rifiuto dei cambiamenti imposti dall’industria seriale. Il tessuto, l’abito, non è maschera o travestimento sociale ma è interno, esterno, innamoramento, mutamento, razionalità, emozione, istinto, informazione. Costituisce lo scenario più congeniale per alimentare un’attitudine e un’esperienza stratificante e multiforme. Se l’arte nasce dal corpo e ogni opera chiede di vivere di corpo in corpo all’infinito, l’atto di cucire un abito diventa metafora di fare arte. Il tessuto, in particolare deve ritrovare il suo significato primigenio, perduto, tessuto come “text”, “texture”, come se il vestire fosse sempre inseparabile alla dimensione del racconto.


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